Leggere l’intervista sulla pagina tedesca di Language Experts
Nell’ultimo numero di drehscheibe, un periodico tedesco specializzato in giornalismo, Daniel Perrin spiega come dominare lo storytelling. Come raccontano storie i giornalisti? A che cosa bisogna prestare attenzione? Queste le domande cui risponde la sua intervista.
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Da 2012 l'italiano è proposto nel Canton Uri come materia facoltativa che gli alunni possono scegliere oltre al programma obbligatorio. La particolarità di quest’offerta è che i corsi sono tenuti principalmente su una piattaforma online. Non si tratta di un tentativo di modernizzare l'insegnamento, ma di una soluzione d’emergenza: si registrano troppo poche iscrizioni per aprire classi in loco.
In un commento, Sabine Christopher e Elena Maria Pandolfi spiegano perché gli sforzi del Canton Uri sono particolarmente importanti. Provano che malgrado gli ostacoli pratici come la mancanza di fondi, orari completi o un scarso numero di iscrizioni, è sempre possibile offrire nella scuola secondaria un insegnamento di tutte le lingue nazionali. Accesso all'articolo e al commento sulla pagina in tedesco di Language Experts Nonostante i risultati insoddisfacenti, il Canton San Gallo proseguirà con l’insegnamento del francese alla scuola elementare, riportava il Tagblatt lo scorso 8 Aprile. Siccome nessuno studio ha ancora posto fine all'eterna diatriba dell'eventuale sovraccarico degli alunni, la commissione preferisce intanto fare onore al plurilinguismo svizzero.
Giuseppe Manno e Mirjam Egli Cuenat commentano l’articolo e danno diversi esempi di tentativi concreti di miglioramento del sistema di insegnamento. Ricordano anche che queste misure devono sempre essere considerate soltanto nel contesto generale di un'importante riforma della didattica delle lingue straniere. Accesso all'articolo e al commento sulla pagina in tedesco di Language Experts Recentemente la NZZ è stata teatro di un dibattito tra due scrittori. A Felix Philipp Ingold dispiace che la lingua letteraria assomigli sempre più al linguaggio quotidiano, un fatto che, secondo lui, risulta nella povertà stilistica della letteratura contemporanea. Per Martin R. Dean, invece, questa visione è normativa e superata: la letteratura nasce da esperienze e processi di scrittura diversi e individuali. È impossibile dunque elencare criteri secondo i quali qualificare un stile come letterario o no.
Romain Racine ricorda in un commento che questa polemica non è nuova, ma risale almeno alla famosa Querelle des Anciens et des Modernes, e propone di riconsiderare il dibattito in prospettiva storica. Accesso al commento sulla pagina in francese di Language Experts Un’ora prima dell’elezione di Donald Trump a nuovo Presidente degli Stati Uniti, Radio Fribourg ha invitato Steve Oswald, linguista e esperto di argomentazione (Università di Friburgo), per commentare i discorsi dei due candidati durante la campagna elettorale. Oswald descrive la retorica di Trump come relativamente sfuggente, che non si confronta direttamente con la critica: Trump sta cercando di immunizzarsi contro gli attacchi dei suoi oppositori, devia l’attenzione e sa rigirare un’accusa contro al suo interlocutore. Si presenta anche come un candidato dei superlativi: ha le migliori parole (“the best words”), la miglior famiglia, e avanti di questo passo. Oswald descrive l’argomentazione di Trump come più debole: non utilizza nessun connettore, parla in paratassi (accostamento di frasi coordinate tra loro), non presenta nessun argomento per difendere la sua posizione. Dice che va restituirà all’America la grandezza (“I will make America great again”), ma senza precisare come e perché vuole farlo.
Accesso alla pagina dell'emissione sulla pagina in francese di Language Experts Il quotidiano svizzero di lingua francese Le Temps ha invitato Steve Oswald (Università di Friburgo), linguista specializzato in argomentazione, ad analizzare tre discorsi della candidata democratica Hillary Clinton e il primo dibattito presidenziale tra la candidata e il suo avversario, il repubblicano Donald Trump. Troverete online il video del 21 luglio 2016 e l’articolo pubblicato il giorno dopo il dibattito del 26 settembre 2016.
Accesso al video e all’articolo sulla pagina in francese di Language Experts Il 23 settembre, Martin Luginbühl (Università di Basilea) è intervenuto nuovamente sulle pagine del Tagesanzeiger in quanto esperto di lingua e dibattiti politici in Svizzera. In un articolo che esamina le abitudini di preparazione dei politici prima dei dibattiti importanti e che indaga la qualità media dei dibattiti nel Consiglio Nazionale, Martin Luginbühl spiega perché certi politici parlino di proposito un tedesco con tratti dialettali e quale sia l'effetto di questa strategia linguistica sul pubblico. Luginbühl espone inoltre i principi alla base della cultura politica svizzera, e come questa si distingua dalle pratiche di altri paesi.
Accesso al articolo per la pagina tedesca di Language Experts Conosciamo tutti il cliché secondo il quale la digitalizzazione farebbe proliferare l’analfabetismo nella nostra società. In un contributo per la SRF, Martin Luginbühl (Università di Basilea) cerca di contraddire questo pregiudizio. A suo parere, non ci sono state mai tante forme testuali così differenti e complesse. Questa diversità porta i giovani a dovere padroneggiare – spesso con successo – tanti "universi di scrittura" differenti e altrettanti modi di scrivere. In generale, sembra allora che la digitalizzazione delle forme di comunicazione abbia portato ad un approccio più creativo alla lingua. Per combattere l’analfabetismo, bisognerebbe piuttosto concentrarsi su criteri individuali e fare a scuola esercizio di lettura di differenti tipi di testo.
Accesso al articolo per la pagina tedesca di Language Experts Il programma radiofonico Kontext, mandato in onda su SRF il 30 agosto 2016 affronta l’evoluzione del discorso politico nelle democrazie occidentali e mette in discussione in particolare i discorsi dei partiti populisti, che sembrano rinunciare sempre più ad argomentare.
Oltreoceano come qui, i partiti populisti stanno cambiando la faccia della politica. Usano l’insicurezza dei partiti “storici” di fronte alla minaccia terroristica e alla crisi migratoria per vincere con ricette semplificatrici come “rinforzare le frontiere” o “musulmani fuori”. Puntano sull'istinto e non sulla ragione. Trump, Le Pen, Petry e i rappresentanti del Brexit utilizzano formule prefabbricate, mentre fino qui i politici nei loro interventi valutavano i pro e i contro. I media che tentano di diversificare sono tacciati di essere “stampa menzognera”. Anche in Svizzera, questo genere di slogan appare sempre più. Che cosa fare per non lasciare campo libero alla semplificazione populista? Esperto in materia di violenza verbale nelle trasmissioni politiche svizzere tedesche, il linguista Martin Luginbühl comunica le sue osservazioni. Accesso al programma per la pagina tedesca di Language Experts Il 30 agosto 2016 Swissinfo – in mezzo alla discussione sull'abolizione del “Frühfranzösisch” in Svizzera Tedesca – ha pubblicato un articolo che tenta di mettere la situazione dell'italiano in Svizzera di nuovo in primo piano. L’italiano viene studiato, parlato e insegnato sempre meno fuori dal Ticino - nonostante il grande interesse degli svizzeri per l’Italia e la sua cultura.
Sabine Christopher, membro di Language Experts e collaboratrice scientifica dell’OLSI (Osservatorio linguistico della Svizzera italiana), coglie l’occasione per ricordare i dati raccolti durante gli ultimi anni sulla situazione dell’italiano in Svizzera. Giunge così a una conclusione che modera quanto affermato dall’articolo di Swissinfo: certamente, la Svizzera è plurilingue, ma i suoi abitanti meno. La ragione principale di questo è il criterio dell’utilità di una lingua come mezzo di comunicazione, secondo il quale la valutiamo prima di impararla. Sabine Christopher suggerisce di tenere in considerazione anche lo scambio tra comunità linguistiche ed i pari diritti di tutte le lingue ufficiali, e richiama ad un'istruzione linguistica che consideri tutte le lingue nazionali in egual misura. Solamente così gli svizzeri potranno diventare di nuovo una nazione plurilingue. Accesso al articolo e al comento di Sabine Christohper per la pagina tedesca di Language Experts |